Recensione Pokemon Smeraldo

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  1. mr lele
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    I Pokémon sono uno dei più robusti pilastri commerciali di Nintendo, questo è fuor di dubbio, e la lunga serie di giochi ad essi dedicati – pubblicati quasi tutti per le console portatili – è solo la punta dell’iceberg di una strategia commerciale sistematicamente organizzata. Ciò che stupisce è che, nonostante la loro natura di remake-a-fini-commerciali, gli ultimi capitoli della serie (Zaffiro, Rubino e il qui presente Smeraldo) siano prodotti più che dignitosi, capaci di proporre esperienze ludiche di spessore in nessun modo inficiate dalle tematiche infantili da sempre associate all’universo dei poket-monster. Non che queste ultime non siano presenti, dal momento che anche in Smeraldo l’ordine del giorno è collezionare e allenare mostriciattoli in prospettiva del mantenimento della pace sul mondo di Hoenn, ma è innegabile che le meccaniche da solido JRPG confezionate da Nintendo facciamo passare in secondo piano tutto il resto. In Pokémon Smeraldo vi è la strategia, la progressione, la profondità comuni ad ogni buon RPG di tradizione nipponica. E, fortunatamente, l’insopportabile Pikachu è relegato al ruolo di comparsa…

    In Primo Piano
    La prima cosa che si nota giocando Smeraldo è la sua estrema somiglianza con i precedenti episodi, sia dal punto di vista grafico che per ciò che riguarda il gameplay. È evidente l’intenzione di proporre questo episodio come una nuova “interpretazione” del mondo di Hoenn, che vada ad affiancarsi alle precedenti, per essere fruita parallelamente a queste grazie alla connettività tra tra i vari capitoli. Nintendo si aspetta che chi compra Smeraldo possieda già i precedenti titoli, e come potrebbe essere altrimenti? I fan dei pokémon non hanno certo aspettato quest’ultimo prodotto, mentre i detrattori difficilmente cambieranno idea acquistando l’ultima iterazione della serie. Il fatto che Smeraldo derivi direttamente dai prequel non deve quindi essere visto come un male; anche perché, fatta salva l’importanza del gioco in cooperativa, Pokémon Smeraldo sta in piedi da solo e ci sta alla grande.

    Nuove Zone
    A cominciare dall’estensione della mappa di gioco, che vede le terre di Hoenn ampliate e corredate di nuovi e interessanti luoghi/percorsi, passando per il nutrito numero di sub mission (dalla raccolta delle bacche al confezionamento delle Pokémelle, fino alle competizioni nelle Arene delle Virtù) per giungere agli aspetti più classici, come il combattimento tra pokemon e la loro cattura a fini collezionistici, Pokémon Smeraldo mostra un carattere forte e tutt’altro che frivolo. Se la difficoltà di gioco non va mai oltre un certa soglia (ma nemmeno ci si tiene troppo lontano), lo spessore tattico dei combattimenti c’è ed è immediatamente riconoscibile. La necessità di mandare in campo i pokémon più indicati e di sfruttare gli attacchi più efficaci contro ogni nemico, porta il giocatore a rivedere scontro dopo scontro i propri schemi offensivi, poiché nessuna avanguardia può mai dirsi invincibile in ragione della vastissima gamma di punti di forza e debolezze cui ogni pokèmon è soggetto. È vero che talvolta la CPU si concede qualche scorrettezza, permettendo agli avversari di “rubare” il turno e curare i propri pokémon prossimi allo sfinimento; ma in generale il sistema di combattimento è ben pianificato e ben bilanciato, tanto da essere soddisfacente e quasi mai frustrante. Inoltre, sebbene anche in Smeraldo ci si affidi ad un sistema di incontri casuali, la possibilità di essere attaccati è relegata a precisi punti del percorso – cespugli, erba alta, passaggi sotterranei – in modo che il respiro dell’esplorazione non venga soffocato da scontri troppo insistenti. L’esplorazione degli ambienti, da parte sua, ricorda alla lontana le sensazioni sperimentate nei vari Zelda. Col progredire del gioco si acquisiscono nuovi strumenti (biciclette per velocizzare i movimenti, aggeggi elettronici per rivelare oggetti o pokèmon invisibili) e nuove abilità, come la possibilità di attraversare i corsi d’acqua e di spiccare il volo per raggiungere gli angoli più remoti di Hoenn. Il tutto si presenta come un saporito contorno alla portata principale, la lotta contro gli altri allenatori, ma dà al prodotto Nintendo una consistenza decisamente appagante.

    Per quanto riguarda la grafica
    Di pregevole fattura, inoltre, sono i vari effetti grafici di cui il gioco fa sfoggio soprattutto durante i combattimenti. Distorsioni, rotazioni e zumate che animano più che in passato le lotte tra Pokémon, sebbene gli sprite di questi ultimi siano ancora del tutto statici. Ad ogni modo, il difetto maggiore del comparto grafico (e in generale dell’intera esperienza) è ancora una volta il basso livello di dettaglio, che va di pari passo allo stile piatto e scarno con cui sono ritratti personaggi e ambientazioni. La funzionalità e la chiarezza dell’interfaccia non vengono mai meno, ma alla luce delle migliori produzioni GBA (Golden Sun, il recente Gunstar Super Heroes), la povertà estetica di Pokémon Smeraldo è ancora più detestabile.

    In Conclusione
    Nonostante la sua natura di remake, Pokémon Smeraldo brilla nel panorama dei JRPG portatili. Ha un’anima forte, sa divertire ed appassionare anche chi non si trova a suo agio con i mostri tascabili di Nintendo, e riesce in ciò grazie ad una struttura intelligente e dal bilanciamento quasi perfetto. Che siate o meno appassionati del genere, che nutriate o meno simpatia per i Pokémon, questo gioco vi terrà attaccati al piccolo schermo di GBA finché non sarete divenuti i più grandi allenatori dell’universo di Hoenn. A quel punto, anche se può sembrare strano, vi sentirete piacevolmente soddisfatti.

    Ringrazio Ludus per lo spunto per la recensione

    Screenshots
    Image and video hosting by TinyPic

    Trailer jap


    Edited by mr lele - 20/11/2009, 18:00
     
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